giovedì 30 maggio 2019

Il trasferimento delle popolazioni dalle campagne alla città: il megalopolitismo



Sta avvenendo un fatto anomalo per noi che abitiamo nei Paesi industrializzati, giacché è stato vissuto dai nostri antenati a partire dall’XI° secolo fino al XIV°, quando, durante lo svolgimento della civiltà comunale, la prosperità della vita dei cittadini subordinò a sè quella della campagna. Nei Paesi sottosviluppati, ad onor del vero, si vive sia in città che in campagna una vita stentata, a causa della grande povertà. Tuttavia i disagi che la gente deve sopportare in campagna sono di gran lunga superiori a quelli della città. Da questo dato nasce negli abitanti delle campagne il desiderio di trasferirsi nelle città, dal momento che questa è vista come il rimedio a tutte le angustie che offre la campagna. Purtroppo non si è rimediato a nulla col trasferimento in massa della popolazione dalla campagna in città.

Diremo anzi che si è andati incontro ad una situazione peggiore rispetto a quella che s’intendeva rimediare, in quanto si è venuti ad incorrere negli aspetti più deteriori del megalopolitismo. In tempi recenti nei Paesi sottosviluppati si è verificato un fenomeno che, ad una considerazione superficiale, potrebbe sembrare assurdo, ma che assurdo non è. Infatti, se si considera che il megalopolitismo (cioè l’ingrandimento gigantesco e disordinato delle città del Terzo mondo) nasce dalla necessità che le popolazioni delle campagne hanno avvertito nel trasferirsi in città alla ricerca di una sopravvivenza che la campagna non poteva ormai più offrire, si constata che è la realtà delle situazioni che lo genera.

L’assurdo, semmai, scaturisce dall’illusorietà deleteria che produce. Molte città del Terzo mondo oggi sono invivibili, sono infatti fonte di rischi imponderabili per le comunità che le abitano. Ciò è dovuto al gran numero di persone che vi risiedono senza che esse possano garantire loro le adeguate strutture di accoglienza. Queste città, che nella prima metà del ‘900 erano strutturate per l’accoglienza di un certo numero di abitanti (poniamo cinque o seicentomila) ora se li sono visti moltiplicati da cifre assolutamente imprevedibili. Città come Calcutta, Bombay, Caraci, Il Cairo, Città del Messico, Lima, Buenos Aires, Rio De Janeiro, ecc., sono diventate dei veri cumoli di rifiuti, fogne a cielo aperto perché non sussistono i servizi igienici più elementari per i loro abitanti.

Brano tratto dal libro “Verso quale approdo?” Di Giuseppe Piroddi

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Quarta di copertina dell'opera "Verso quale Approdo", del professor Giuseppe Piroddi

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