Intanto nei Paesi industrializzati dell’Occidente si gioiva
per la caduta dei regimi comunisti e si evidenziava la superiorità del
capitalismo come sistema di governo rispetto al comunismo. Si tendeva, dunque, ad
attribuire a quest’ultimo esclusivamente funzioni negative nello sviluppo della
storia.
Una posizione con cui non si può essere tuttavia d’accordo,
meditando con equilibrio sui fatti che la storia ci ha offerto dalla
Rivoluzione russa del 1917, anno in cui si affermava il regime sovietico in
quel grande Paese, fino alla sua scomparsa nel 1991, si può sbagliare nel non
riconoscere la positività che il regime sovietico aveva esercitato negli eventi
storici accaduti nell’arco della sua vita.
A parte lo scopo che lo animava, quello di ritagliarsi
anch’esso una zona d’influenza nel mondo, è innegabile che i popoli colonizzati
dall’Occidente videro in esso un potente punto di riferimento su cui far leva
per le proprie rivendicazioni emancipatrici dal colonialismo che li opprimeva.
Non c’è dubbio che questo abbia aderito alle loro richieste
ogni volta che gliele fecero, fornendo mezzi e suggerimenti. D’altro canto,
onestà intellettuale vuole che si ammetta che l’atteggiamento della Russia Sovietica
non differiva dal comportamento dei regimi democratici occidentali nei
confronti dei Paesi di area debole ma che, proprio per questo, essi non
dovevano rimproverare nulla alla Russia stessa. Ovvero: se avevano qualcosa da
rimproverarle era quello di praticare spietatamente la ragion di stato come del
resto facevano anche loro.
Brano tratto dal libro “Verso quale approdo?” Di Giuseppe
Piroddi
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